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Zingaretti: “Ocean Viking attracchi in Italia”. Il diktat dei dem sugli sbarchi

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Di Cristina Gauri -11 Settembre 2019

Roma, 11 set – Il pressing dem per ottenere un cambio di rotta delle politiche migratorie si fa sempre più palpabile. “Quella nave per me deve entrare, senza se e senza ma”. Così parlò il segretario del Pd Nicola Zingaretti a DiMartedì su La7 a proposito della Ocean Viking, la nave di Sos Mediterraneé e Msf che in pochi giorni ha effettuato due trasbordi di immigrati – dai gommoni “lasciati” in area Sar libica dagli scafisti all’imbarcazione Ong. Ora la Ocean, con un totale di 84 persone soccorse a bordo, ha chiesto di approdare in un porto italiano, dopo il rifiuto categorico di sbarcare a Tripoli, così come offerto dalla Libia. O Italia o Malta o nulla. Zingaretti non ha indugiato oltre, prendendo la palla al balzo per rilanciare sul fronte immigrazionista. Solo lunedì sera il Viminale aveva negato l’attracco alla nave della Ong tedesca Sea Eye, poi concesso da Malta. La decisione è stata così commentata da Matteo Orfini, altro dem: “Il primo atto del nuovo governo è chiudere i porti alla Alan Kurdi che è ancora in mare con solo 5 naufraghi a bordo. Così non va bene, per niente. Cacciare Salvini e tenersi le sue politiche non mi pare geniale. Chiedo al governo di correggere subito questo errore”, ha dichiarato.

Il Viminale tace

Intanto, tutto tace dal Viminale sulla Ocean Vikings. Luciana Lamorgese, neo-insediata al ministero dell’Interno, ancora non si pronuncia sulla questione, mentre il premier Conte al Senato ha invitato “tutte le forze politiche” ad “evitare di concentrarsi ossessivamente sullo slogan, porti aperti o porti chiusi”: il problema “va gestito a livello europeo”. “Abbiamo ancora una volta chiesto un ‘place of safety’ (un porto sicuro dove sbarcare) per le 84 persone soccorse a bordo”, ha fatto sapere via Twitter Sos Mediterraneé, che ha in gestione la nave con Medici senza frontiere, spiegando di avere rifiutato il porto offerto da Tripoli per il solito motivo: “non è un posto sicuro dove riportare le persone soccorse. Abbiamo chiesto un’alternativa”. Il braccio di ferro (o la calata di braghe immediata) con il governo italiano è insomma alle porte.

Cristina Gauri

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