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Sea Eye e Mediterranea, le Ong sfidano il governo: “Non ci facciamo intimidire”

Roma, 6 lug – La ong Sea Eye affida a Facebook un aggiornamento sulla nave Alan Kurdi: “Non ci facciamo intimidire da un ministro dell‘interno, piuttosto ci dirigiamo verso il porto sicuro più vicino” scrivono i membri di Sea Eye. “La legge del mare dovrebbe essere applicata sempre, anche se un rappresentante del governo si rifiuta di seguirla” concludono.

Mediterranea: “Su di noi bugie”

Parallelamente, sempre su Facebook, la ong  Mediterranea Saving Humans chiarisce la sua posizionne: “Non è vero che abbiamo rifiutato Malta e non cerchiamo impunità. Non è vero che Alex ha rifiutato di andare a Malta. Ha accettato La Valletta come porto sicuro da ieri notte, pur nella consapevolezza dell’assurdità di non permettere lo sbarco nel porto sicuro più vicino di Lampedusa. Questo per preservare i naufraghi a bordo dallo spettacolo indecente di giorni di trattative in mare”.

“Chiediamo garanzie”

“Quello che abbiamo chiesto sono però delle garanzie per la sicurezza dei naufraghi e per la nostra, tra le quali quella di navigare con a bordo solo con 18 persone equipaggio incluso” scrivono gli appartenenti alla Ong. “Questo perché da italiani non vogliamo essere sottoposti al regime di un paese straniero che in passato ha sequestrato le navi della società civile senza alcuna procedura di trasparenza” si legge ancora nel post.

“Non cerchiamo impunità”

Ma i portavoce di Mediterranea Saving Humans ci tengono  a puntualizzare che non cercano l’impunità: “Cerca impunità chi ha commesso dei reati, e non è questo il nostro caso. Abbiamo persino rispettato il divieto di non entrare in acque italiane, nonostante un giudice abbia appena chiarito che il decreto sicurezza bis non si applichi alle navi che hanno effettuato un soccorso” polemizzano nel post. “Ma forse è questo il problema del governo italiano, non avere sponda per attaccarci. “Restiamo in attesa di risposta dalle autorità italiane” scrivono ancora “perché fino ad ora restiamo senza alcuna risposta formale alle nostre richieste. La situazione non sarà gestibile ancora a lungo“, conclude la Ong secondo un copione già visto con Sea Watch 3 che fa leva sull’urgenza di trovare un “porto sicuro” per la situazione a bordo.

Ilaria Paoletti


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