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Di Davide Di Stefano -6 Agosto 2019
Roma, 6 ago – L’ossessione di Virginia Raggi per CasaPound è ormai un fatto acclarato. L’ultima volta si è presentata addirittura di persona al portone di via Napoleone III per notificare la notifica di rimozione della scritta in marmo “CasaPound”, che secondo il primo cittadino di Roma sarebbe il “simbolo della prepotenza”. Nei mesi precedenti decine di volte aveva invece richiesto lo sgombero dello stabile. Un accanimento che il sindaco giustifica con il ripristino della legalità, ma che in realtà nasconde un evidente approccio politico: non si ricordano infatti dichiarazioni e azioni simili della Raggi per le circa cento occupazioni rosse della Capitale, alcune delle quali (come il Forte Prenestino o via dei Volsci a San Lorenzo) in piedi dagli anni ’80.
La Raggi collaborava con le occupazioni rosse
Tra l’altro lo stabile di via Napoleone III è di proprietà demaniale, dunque non di competenza diretta del Comune di Roma, mentre decine di immobili di proprietà del Campidoglio occupati illegalmente non meritano le attenzioni del primo cittadino.C’è ovviamente una questione ideologica, visto che Virginia Raggi ha ribadito in tutte le salse il suo antifascismo militante. Ma non si è fermata solo alle dichiarazioni. Nei mesi precedenti alla sua elezione nel 2016 diversi giornali delinearono il suo profilo, dove spiccava la collaborazione con alcuni centri sociali romani: “A Roma ha saputo lavorare astutamente col mondo di SEL, con associazioni come la Ex Lavanderia (occupata, ndr), con occupazioni solidali di luoghi come l’ex Manicomio Provinciale Santa Maria della Pietà”. Insomma Virginia prima di diventare sindaco aveva collaborato con alcune occupazioni di estrema sinistra.
Il leader dei centri sociali ha votato la Raggi
Altra cosa non di poco conto l’endorsement di Nunzio D’Erme, storico leader dei centri sociali romani, che annunciò pubblicamente di aver votato Virginia Raggi. Del resto la stessa futura “sindaca” nel suo programma al punto “diritto all’abitare” sembrava porsi in maniera piuttosto tollerante nei confronti delle occupazioni. Insomma il problema di Virginia Raggi non sono le occupazioni né il ripristino della legalità: è solo CasaPound. Del resto lo conferma anche l’attività dell’assemblea capitolina a guida 5 Stelle. Proprio oggi in Campidoglio si dovrebbe votare una mozione per modificare il piano sgomberi realizzato dalla Prefettura.
Un nuovo piano sgomberi
Evidentemente al primo cittadino il fatto che nel piano stilato lo stabile di via Napoleone III non rientri negli “sgomberi prioritari” proprio non va giù. E così ecco che l’assemblea capitolina voterà per realizzare un nuovo tavolo “interistituzionale” con dentro tutti: Comune, Regione, ex Provincia etc. In questo modo il piano sgomberi della Prefettura, che già prevede dei tempi biblici (almeno 7 anni per realizzarli tutti) verrà ulteriormente rallentato.
Perché allora i 5 Stelle vogliono cambiare le carte in tavola sul piano sgomberi se tutto diverrà ancora più macchinoso? A pensar male la risposta è semplice. In questo modo le priorità verranno riviste e Virginia Raggi (con l’aiuto di Zingaretti) potrà finalmente porre CasaPound in cima alla lista degli sgomberi. Nel frattempo la questione della scritta prosegue e voci di corridoio a Roma raccontano di possibili sviluppi già dai prossimi giorni. Ci dobbiamo aspettare una nuova passerella antifascista di Virginia Raggi?
Davide Di Stefano
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