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Quei democratici di sinistra che odiano le elezioni

Home Approfondimenti Quei democratici di sinistra che odiano le elezioni📷ApprofondimentiCronaca (il Primato Nazionale).

Di Lorenzo Zuppini -29 Agosto 2019

Roma, 29 ago – Raccontano dal 2011, e meno chiaramente sin dal ’94, che i governi si formano in Parlamento e che una governabilità purchessia deve essere sempre preferita all’ipotesi caotica del voto. Il sottotesto di queste amenità logiche, sebbene in punta di diritto abbiano ragione, vuole che a una cupola plenipotenziaria spetti la prerogativa di decidere se e quando sia il caso di concedere agli elettori di esprimersi tramite elezioni regolari e, al contrario, quando propendere per la costruzione in laboratorio di maggioranze alternative evidentemente ostili ai gusti del popolo. La sinistra si è specializzata in questo, creando un altro dei suoi nuovi miti cui aggrapparsi e per cui combattere che è la rispettabilità dell’Italia che s’accende e si spegne con un interruttore da lei premuto a intermittenza, tic tac tic tac, martellandoci con la storia del “non sapete cosa dicono di noi all’estero”.

Chi ce lo chiede?

L’Europa crea quel sottobosco utile a questi gnomi per proseguire nella narrazione dell’esigenza di dover piacere a qualcuno di indefinito, di insondabile, di anonimoma che ogni santa volta compare come un’ombra e vanifica sistematicamente ciò che andiamo a fare nella cabina elettorale: scegliere chi dovrà rappresentarci. È per questo che, sebbene lo garantisca la Costituzione, è insensato pensare di poter o dover saltare da un governo all’altro, stravolgendone la linea politica, per giungere alle elezioni ogni cinque anni. A chi invoca la governabilità a tutti i costi perché le elezioni ogni 14 mesi sarebbero una bestemmia, possiamo rispondere che ancor più grave è il ribaltone politico che si cela dietro questo concetto di tirar dritto, poiché, anche votando ogni cinque anni, potrebbero alternarsi mille governi diversi che si allontanerebbero sempre più dalla volontà espressa da chi ha votato.

Minoranze contro il popolo

Sarebbe questa una soluzione preferibile? Per la sinistra sì, per quella melassa perbenista che sistematicamente si arrocca su posizioni di minoranza contrarie a quelle espresse dal popolo è sempre preferibile inserire una barriera di censo tra chi barbaramente crede nella democrazia rappresentativa e chi ad essa preferisce il governo delle élite illuminate. Ed è un controsenso palese, poiché se votiamo in una certa direzione desiderando che tali numeri poi ci rappresentino in parlamento, assurdo è il ribaltamento delle forze al governo che sganghera l’equilibrio uscito dalle urne. La questione morale c’entra eccome, e torniamo a sbattere la testa sul muro dell’arroganza e della supponenza di chi si crede in grado di decidere chi debba avere la possibilità di governare e chi no. Nella loro amata Costituzione non è previsto questo ruolo, eppure si arrogano sempre il diritto di pontificare contro chi in quel momento li sbatterebbe all’opposizione per anni.

Lo hanno dichiarato a più riprese senza neanche vergognarsene: Salvini non deve poter incassare i suoi voti perché l’odio e il razzismo non possono avere spazio in questo paese. L’egemonia culturale che fa da amplificatore rende questo messaggio idiota un’eco che penetra il dibattito pubblico, e tutto sommato finiamo per essere assuefatti a questomeccanismo infernale per cui i governi cadono e poi rispuntano nuovi di pacca.

I democratici che odiano le elezioni

Il Partito Democratico dalle clausole di salvaguardia da disinnescare è passato a un governo di lungo respiro. La cortina di fumo che si crea attorno alle loro porcherie, come quella che si sta consumando adesso, è data dal controllo dei grandi mezzi d’informazione che veicolano un unico messaggio con una sola voce: noi siamo noi e voi non siete un cazzo. Il sovranismo, in questo contesto, non ha la possibilità di sbocciare. E di sovranista ci sarebbe solo il desiderio di vedere rispettata la volontà espressa in numerose elezioni, dunque niente di reazionario. Adriano Scianca, nella sua pessimistica narrazione, ha purtroppo ragione e con ragione non scorge vie d’uscita. Non ve ne sono e non ve ne saranno sin quando la maggioranza silenziosa permetterà a una minoranza intransigente di educarla a suo piacimento.

Lorenzo Zuppini

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