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Di Valerio Benedetti -25 Settembre 2019
Roma, 25 set – Fulvio Abbate era un fine umorista e un giornalista fuori dal coro. Fulvio Abbate era un intellettuale irregolare, la coscienza autocritica (e autoironica) della sinistra. Ma ora Fulvio Abbate scrive per l’Huffington Post. E quindi è diventato una «vecchia zia» dell’ideologia globalista. Leggere per credere il suo ultimo editoriale per il quotidiano diretto da Lucia Annunziata. Già il titolo è tutto un programma: Proteggere Greta dai nazisti. Ma qual è, in soldoni, la tesi di Abbate? Nientemeno che, nei critici della «paladina dell’ambiente», albergherebbero pensieri e comportamenti di matrice nazionalsocialista.
Satira nazista?
Più in particolare l’editorialista dell’HuffPost si scaglia contro «il dispositivo ironicamente derisorio su Greta Thunberg» messo in funzione dalla «destra programmaticamente cinica». Un dispositivo che ad Abbate «appare assolutamente inaccettabile per implicito, greve razzismo». Stando a quanto dice lui, infatti, «nel modo e nelle forme in cui un ampio pezzo di mondo, con crudeltà da affresco bruegeliano, osserva e soprattutto irride la persona Greta Thunberg sembra di riconoscere la medesima cifra razzista biologica che la subcultura clinico-politica del nazismo riservava a coloro ritenuti affatto pienamente “normali”, “sani”, se non, nella prospettiva dei lager, “subumani”». Insomma, parafrasando Abbate, le prese in giro di Greta sarebbero una sorta di anticamera ad Auschwitz.
Ma non è finita qui: «Perfino il sarcasmo sulle sue trecce, indicate come simmetriche alle acconciature uniformi, regolamentari, etnicamente tali, delle ragazze della B.D.M., cioè la vitale Gioventù femminile nazista, paradossalmente serve a completare questo quadro di grottesca mostrificazione caricaturale dell’individuo Greta, prim’ancora che del personaggio pubblico, della militante ambientalista, “verde”». Abbate, in pratica, ha notato «un approccio al suo volto e alla sua stessa prossemica (si tratta della disciplina che indaga i gesti, il comportamento, lo spazio e le distanze all’interno di una comunicazione, sia verbale sia non verbale) degno del dottor Josef Mengele e di una idea da post-eugenetica adeguata alla propaganda delle attuali destre».
Greta vs. Ivanka
In tutto questo, inoltre, l’editorialista dell’HuffPost trova ingiuriosa la contrapposizione tra il volto corrucciato della Thunberg e l’avvenenza ammaliante di Ivanka Trump, perché si si tratterebbe di una «contrapposizione mediatico-spettacolare» che mette in scena «la figlia sontuosamente glam del magnate Donald, cui opporre, in un’altra prospettiva, la modestia dell’altra, le espressioni di Greta, il suo abbigliamento ordinario, sottolineando su tutto, esplicitamente, la presenza in lei della Sindrome di Asperger, come segno, giusto per rimanere nella definizione dei clinici nazisti, di scarto sociale, se non proprio allusione al subumano». Insomma, tra le altre cose, ci tocca ricordare ad Abbate pure la regola base dell’immaginario pop: la fica tira più di un carro di mocciosette arroganti.
I questurini del pensiero
Ad ogni modo, mettendo da parte i deliri e per andare al nocciolo della questione, è ovvio che il fu brillante giornalista dell’Huffington ha ormai vestito i panni dello sbirro globalista. Paragonare la critica e la satira su Greta alle camera a gas non è solo un’enormità logica, ma è anche un’operazione di bassissima lega. Un’operazione, peraltro, condotta proprio adesso che i social network – legittimati dalle fole liberticide del governo giallofucsia – hanno iniziato la caccia alle streghe e hanno messo in moto una macchina censoria contro tutti coloro che esprimono opinioni politicamente scorrette. Quest’editoriale, insomma, ha un retrogusto amarissimo di delazione e di quell’odio che vorrebbe denunciare. Una volta il libertario Fulvio Abbate avrebbe riso di articolesse del genere. Oggi, invece, si è accomodato dalla parte dei questurini del pensiero.
Valerio Benedetti
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