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Di Guido Taietti -14 Settembre 2019
Roma, 14 set – Stando ai quotidiani, lo scivolone di Salvini archivierebbe il “pericolo sovranismo”. Per chi vorrebbe vedere una narrazione cadere a pezzi, converrebbe prima volgere lo sguardo a che fine abbia fatto il caro vecchio “Nuovo ordine mondiale” di bushiana memoria e/o il suo contraltare di sinistra che è il globalismo.
Il sovranismo è realtà
Il ritorno di uno scenario che nella relazioni internazionali è noto come “balance of power” favorisce il riemergere di attori che ragionano in termini di realismo (cioè in termini di razionalità rispetto agli obbiettivi nazionali) e che oggi, per l’aggiunta di nuove caratteristiche, è più plausibile definire con “sovranismo”.
Si è definitivamente chiuso il progetto del “Nuovo Ordine Mondiale” (brillante etichetta di Bush padre, ma la cui responsabilità pratica va divisa a metà tra neocon e progressisti) secondo il quale una sola grande potenza dominava – o avrebbe dominato- incontrastata il pianeta e imponeva un solo modello politico, un solo mercato, una sola tavola della legge. Il pericolo della globalizzazione che agitava la sinistra “impegnata” non esiste più ed infatti ora, Casarini e soci sono finiti per chiedere ulteriore globalizzazione e salgono sui pescherecci passando da no global a no border senza colpo ferire.
E’ finita la centralità del G7 e anche se il Corriere scrive articoli sull’importanza che il nostro Primo ministro piaccia alla Merkel il Pil mondiale è spartito equamente tra membri del G7 e del BRICS.
La guerra commerciale tra Cina e USA è una enorme grande pausa dalla narrazione globalista secondo la quale “il mercato si regola da solo”: sarà, ma le prime due economie al mondo non lo pensano più e legiferano in modo da tutelare ognuna le proprie strutture produttive ed I propri mercati.
Le sanzioni che impediscono sostanzialmente ai settori produttivi europei di vendere i propri prodotti in Russia sono ancora qui. Più in generale, se si considera la situazione anche da un punto di vista complessivo e non solo “interno” all’Occidente, il sovranismo – ovvero la scelta politica di riaffermare la sovranità in capo ai singoli Stati o ai singoli popoli invece che a strutture sovranazionali o al mercato – sta tornando ad essere la scelta di gran parte delle classi dirigenti mondiali.
Se escludiamo l’Occidente tutti i Paesi che stanno acquisendo protagonismo del mondo, tutti i nuovi attori della comunità internazionale, hanno fortissime politiche sovraniste: hanno dei leader cioè che ritengono inviolabile la sovranità dei propri Stati sul proprio territorio o che lavorano per riconquistare tale sovranità perduta.
Non deve necessariamente piacerci Erdogan per notare però che ha preteso la libertà di procurarsi sistemi anti aerei non da paesi Nato, da cui sarebbe teoricamente legato da vincoli di alleanza, perchè ritiene più sicuri I sistemi russi.
Vediamo l’India che si muove con sempre maggiore spigliatezza e vuole ritagliarsi il proprio ruolo da protagonista nel mondo acquistando sistemi d’arma complessi, lavorando per ammodernare un paese enorme, rivendicando il diritto di difendere anche con forza I propri confini.
Persino il Brasile di Bolsonaro, altro leader che non deve necessariamente piacerci, ha irritato gli alleati americani affermando di non voler aderire alle sanzioni verso Huawei ed anzi chiudendo accordi col colosso cinese.
Non parliamo neppure di paesi come la Cina o la Russia che facevano della propria sovranità e della difesa della stessa una loro priorità anche in momenti più difficili della loro storia e, a maggior ragione, lo fanno ora che I rapporti di forza glielo permettono.
Vengono persino dubbi certe volte che anche la Francia di Macron si possa inserire in questo computo perché anche se ideologicamente persegue la linea contraria di fatto si muove per massimizzare la propria autonomia politica e sfrutta un meccanismo anti sovranista come la UE sicuramente di più di quanto non ne venga usata, spesso contro I suoi avversari più prossimi (come l’Italia):
Affermare che il “sovranismo è morto” perché Salvini si è lasciato mettere nel sacco da qualche gioco di palazzo è obbiettivamente riduttivo e manca di prospettiva: riduttivo perché non è l’Italia oggi il centro del mondo se si parla di sovranismo e manca di prospettiva perché, pur con tutti gli spunti condivisibili, Salvini è nel migliore dei casi un simpatico populista, ma manca della determinazione a perseguire gli interessi della nazione, una progettualità che sia più profonda di una tornata elettorale. Lo dimostra anche il fatto, dopotutto, che quando si sono cominciate a vedere le prime avvisaglie di un governo giallorosso tentò di tirar per la giacchetta gli americani (“questo rischia di essere un governo filocinese, cosa dicono gli americani?”): non proprio la miglior giocata per un sovranista (oltre ad essere una dimostrazione di poca comprensione riguardo al rapporto che gli americani hanno, sensatamente dal loro punto di vista, con noi: sono alla ricerca di un mansueto alleato geopolitico, non di una sponda politica e non hanno particolarmente da temere da un governo PD che non avrà neppure le minime libertà o simpatie alla Savoini che innegabilmente nella Lega esistono).
Il sovranismo insomma è la prassi oggi, di tutti i Paesi con contano nel mondo: paesi dei quali ad oggi però non facciamo (quasi) più parte: siamo terra di conquista e questo è sia la causa dell’odio che la parola sovranista genera in cui ci vorrebbe ridurre a straccivendoli che “possono vivere di turismo e accoglienza” che ha come effetto che qui di sovranismo in realtà non si possa quasi neanche parlare.
Fa sorridere pensare che la nascita del nostro governo sia vincolata dal fatto che non impensierire una infinita lista di soggetti: L’unione Europea, I mercati, l’alleato americano, persino “i risparmiatori” come disse Mattarella quando rifiutò nel 2018 la nomina a Savona. Insomma chiunque tranne il popolo italiano pare poter dire la propria sul governo italiano. Ecco difficile pensare che, a queste condizioni, spetti all’Italia decidere le sorti del sovranismo: anzi qui il sovranismo non si è proprio ancora visto. Al massimo, noi e pochi altri, possiamo dire “ci stiamo lavorando”.
Il sovranismo, insomma, sta benissimo: se solo si potesse averne un po’.
Guido Taietti
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