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Di Cristina Gauri -12 Settembre 2019
Roma, 12 set – Prosegue l’attesa nel Mediterraneo della Ocean Vikings, la nave di Sos Mediterraneé e Msf che da giorni è in attesa di un porto sicuro per lo sbarco degli 82 immigrati ancora a bordo. Il numero dei passeggeri recuperati in due missioni al largo delle coste libiche è diminuito di due unità – si tratta di una donna incinta di nove mesi e il marito – fatte sbarcare a Malta per motivi medici. Rifiutata l’offerta di Tripoli come punto di attracco, la nave è in attesa di uno sblocco della situazione in casa nostra.
Il Pd sfodera le zanne
Intanto, la sinistra non ha perso tempo e da giorni sta vampirizzando il caso, chiedendo a gran voce l’inversione di rotta del governo sul tema degli sbarchi, con il segretario dem Nicola Zingaretti che ha dichiarato “La Ocean Viking deve entrare, senza se e senza ma, in un porto italiano” e Matteo Orfini a ribadire che “il primo atto del nuovo governo è chiudere i porti, chiedo di correggere subito questo errore”. Adesso arrivano anche i vecchietti dell’Anpi a voler mettere becco sulla questione.
Arrivano i partigiani
In una nota della segreteria nazionale, l’associazione spiega che “la Ocean Viking continua a navigare nel Mediterraneo col suo carico di naufraghi chiedendo finora senza successo di attraccare in un porto italiano. Non si tratta di decidere quale politica per l’immigrazione. Si tratta di salvare immediatamente 84 esseri umani. Non c’è un minuto da perdere“. Anche i “partigiani” si appellano al premier Conte: “Il presidente del Consiglio ha parlato di primato della persona e dei suoi diritti inviolabili. Siamo pienamente d’accordo. Si facciano sbarcare subito i naufraghi voltando definitivamente la pagina del recente passato“.
Conte prende tempo
Ma il nuovo esecutivo non ha ancora trovato una quadra sulle politiche dell’accoglienza. Da Bruxelles Conte temporeggia: “C’è grande disponibilità a trovare un accordo, anche se temporaneo, poi lo perfezioneremo ma dobbiamo uscire dai casi emergenziali affidati alla sola Italia. Qui – spiega il premier – abbiamo la massima disponibilità ma sicuramente l’Italia vuole che anche in questo meccanismo temporaneo ci sia sostanziale condivisione e ripartizione”, ha dichiarato al termine degli incontri con Ursula von der Leyen e Donald Tusk.
Cristina Gauri
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