Inseguito e pestato, poi le coltellate sferrate con rabbia al grido: «Sei un bastardo! Allah è stato buono con me e lo ringrazio. Stasera ti ammazzo!».
La vittima un ragazzino di 16 anni italiano, si è salvato da morte sicura solo grazie ai suoi riflessi da pugile che gli hanno consentito di schivare i fendenti al torace.
L’aggressore è stato bloccato poco dopo dalla polizia: è Cosu Sane, gambiano di 21 anni, una sfilza di precedenti per ricettazione e droga, senza fissa dimora e con diversi alias. Non era in galera. Mai espulso.
Ora, dopo mesi, visto che l’attacco islamico è avvenuto il 13 marzo, è scattato l’arresto per tentato omicidio aggravato. Dopo quattro mesi e mezzo dall’agguato.
Nel frattempo per Sane, non arrestato subito perché non colto in flagranza di reato, era stata decisa l’espulsione con provvedimento del prefetto di Milano e contestuale ordine del questore che ne aveva disposto il trattenimento nel Cpr, Centro di permanenza per i rimpatri, di Caltanissetta. In pratica, Salvini si sostituisce ai magistrati buonisti.
Non solo. Al momento dell’esecuzione della misura era di nuovo dietro le sbarre del carcere per altri reati.
Sono le 23 quando cammina insieme a un amico in zona Niguarda, per rientrare a casa. A un certo punto sente un uomo parlare al telefono a voce alta in lingua araba. Una voce sempre più vicina, che spinge i due amici a voltarsi. È allora che lo sconosciuto inizia a inseguirli: loro fuggo e si nascondono dietro auto in sosta.
L’inseguitore scorge l’amico di Giorgio, alto quasi due metri, e si dirige verso di loro. I due scappano di nuovo, stavolta si separano. E Giorgio diventa il bersaglio: lo sconosciuto lo raggiunge, lo fa cadere a terra e poi lo schiaccia col suo peso. Lo tira su, lo afferra e lo colpisce con pugni al volto.
Il 16enne reagisce, mentre lo sente urlare: «Sei un bastardo! Allah è stato buono con me e lo ringrazio. Stasera ti ammazzo!». A quel punto l’aggressore tira fuori un coltello a serramanico di 22 centimetri, con la lama lunga 10, e cerca di colpirlo al torace.
«Ho fatto qualche anno di boxe e sono riuscito a parare i colpi con la mano», racconta Giorgio dopo l’attacco da incubo.
Quella sera riesce a divincolarsi e raggiungere una pizzeria: chiude la porta e chiede aiuto. Gli esercenti capiscono la gravità della situazione, abbassano le serrande e chiamano il 112, mentre l’immigrato, fuori, urla frasi in arabo.
Viene bloccato poco dopo dalla polizia, con in mano il coltello, e portato in Questura. Ma il solito magistrato milanese lo libererà. Giorgio finirà all’ospedale Niguarda. L’ha scampata per un soffio. Ma l’Italia è, ogni giorno, in balìa di queste bestie.
Urgono rastrellamenti e deportazioni di massa di clandestini e delinquenti. La pazienza è finita, Salvini.
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