Di La Redazione -14 Settembre 2019 (il Primato Nazionale).
Roma, 14 set – Il primo inganno è chiaro a tutti: le Ong non “salvano” gli immigrati, ma li “trasbordano” dai barconi alle loro navi per trasportarli in Italia, come, tra l’altro, fanno anche le motovedette della Guardia Costiera.
Ammettiamo e non concediamo (per dirla con Totò) che sui barconi si trovino disperati che possono permettersi di pagare da tre a seimila dollari a viaggio, multipli del reddito medio mensile di un europeo, con smartphone e collanine d’oro che i cattivi libici si sono dimenticati di sequestrare, ma…alla guida di quei barconi ci sono trafficanti, ben pagati e organizzati, per nulla disposti a rischiare la vita nel corso della traversata dalle coste africane a quelle italiane. Non si mettono in mare a caso.
Hanno gli strumenti per prevedere mutazioni climatiche e navigatori per dirigersi con esattezza nei luoghi destinati allo sbarco. In pratica, è come se si ritenesse “salvata” una persona che da Genova raggiungesse la Corsica su un motoscafo perfettamente in grado di farlo e, a metà percorso, decidesse di salire su una nave di qualche Ong. Oppure, come se voi decideste di raggiungere un quartiere a due chilometri dalla vostra abitazione (distanza percorribile da chiunque) e, dopo un chilometro, foste “soccorsi” (o “salvati”) dall’autobus di una Ong che vi trasportasse al luogo di destinazione.
La prova è semplicissima: per ogni barcone soccorso da una Ong, altri dieci (o più) sbarcano per conto proprio sulle nostre coste. I barconi che naufragano, o almeno così ci dicono (se un barcone fa naufragio in mare aperto e gli occupanti annegano tutti, come si fa a sapere che è naufragato?) semplicemente non possono essere salvati perché il naufragio avviene (raramente per i succitati motivi) per cause imprevedibili, improvvise e nessuna nave Ong (o della Guardia Costiera) può essere casualmente in quel luogo in quel preciso momento, o almeno le probabilità sono quanto mai remote.
Proprio per questo però ci si dovrebbe chiedere: “Se i barconi arrivano comunque, e ben difficilmente si può intervenire su un naufragio, perché tutta questa mobilitazione di mezzi?” che nel caso della Guardia Costiera non servono certo ad impedire gli sbarchi, anzi…si può tranquillamente speronarle per forzare eventuali blocchi o, più semplicemente, seguire “la prassi” ed essere umanitariamente salvati.
Invasione mascherata
Provate allora ad immaginare una situazione senza Ong e senza Guardia Costiera, ma con barconi che arrivano ugualmente verso le nostre coste, attraccando non solo a Lampedusa, ma pure in Sicilia e anche più a nord, sbarcando immigrati ogni giorno, in ogni luogo e senza nessun caso di “aiuto” o “salvataggio” da parte di Ong o della Guardia Costiera.
In tal caso, l’immigrazione dall’Africa si presenterebbe in maniera chiarissima per quella che è: un’invasione. Le Ong e la Guardia Costiera servono a questo (ed ecco il secondo inganno, più sottile e profondo): presentare l’immigrazione dall’Africa come una situazione di emergenza in mare e quindi di soccorso (umanitario), perché c’è una bella differenza tra mostrare il problema come “sbarcano a frotte sulle nostre spiagge” e “li salviamo in mare se no annegherebbero o morirebbero di stenti”. E infatti i telegiornali ci trasmettono in continuazione le immagini “umanitarie” di “salvataggi in mare”, ma pressoché mai immagini di sbarchi autonomi sulla terraferma.
Non un’operazione umanitaria quindi e tantomeno un modo per far arrivare più africani in Italia (arrivano comunque), ma un’operazione di marketing: presentare un’invasione come un soccorso.
Pierpaolo Pelò
Comments